Curcio, la prevenzione non è solo trasferimento di risorse ma coordinamento e piani condivisi 

10 febbraio 2020

«In questo paese e in questa città con l'esempio del MoSE, si parla tanto di prevenzione, di edilizia antisismica o di cantieri per la riduzione del rischio idrogeologico solo dopo le grandi emergenze. Poi dopo pochi giorni l’attenzione si affievolisce. Non possiamo più permettercelo, dobbiamo costruire un grande coordinamento tra le istituzioni centrali e territoriali chiamate ad accompagnare i cittadini nella conquista definitiva di una vera consapevolezza dei rischi e delle buone pratiche per mitigarli».

Fabrizio Curcio a Venezia 

Con questo accorato appello il Capo Dipartimento “CasaItalia” della Presidenza del Consiglio Fabrizio Curcio è intervenuto a Venezia all’Ateneo Veneto al Convegno organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e Ordine Ingegneri Venezia, Collegio Ingegneri Venezia e Federazione Ordini Ingegneri Veneto dal titolo ACQUE ALTE A VENEZIA: SOLUZIONE MOSE, incentrato appunto sull'opera di prevenzione del fenomeno dell’acqua alta e in generale sulla prevenzione dai rischi naturali.

«Anche il Dipartimento CasaItalia - ha aggiunto Curcio - è nato dopo i terremoti che hanno colpito le Regioni del centro Italia tra 2016 e 2017. Lavoriamo su diverse linee di attività, non ultima l’analisi di vulnerabilità degli edifici. Ma l’obiettivo che ci siamo posti è quello della costruzione di un coordinamento operativo dei vari enti e istituzioni nazionali e territoriali chiamati a operare nell'ambito delle ricostruzioni del patrimonio edilizio delle zone colpite da grandi disastri naturali. Perché vogliamo andare oltre la logica della mera distribuzione delle risorse, vogliamo creare un sistema che doti il paese dei giusti strumenti per poter realizzare in maniera ottimale la fase post emergenza.»

«Altro ambito fondamentale è la valorizzazione ancor più forte della consapevolezza dei rischi da parte dei cittadini - ha poi precisato il Capo Dipartimento CasaItalia. «I cittadini devono sapere dove è costruita la propria abitazione, i rischi di quel territorio e cosa fare in caso di disastri. Non bastano le pur lodevoli campagne di comunicazione come “Io Non rischio” o “Diamoci una scossa” che hanno comunque avuto notevole successo e che dobbiamo accompagnare con iniziative strutturali. Dobbiamo lavorare ad un progetto pluriennale un piano serio e condiviso sul quale i 12 milioni di edifici censiti nel nostro paese siano deterministicamente conosciuti. Ad oggi ancora lavoriamo sui dati ISTAT, macrodati insufficienti ad avere un risultato puntuale della vulnerabilità».

«E c’è bisogno – continua Curcio di continuità amministrativa. Non si possono cambiare strutture e Dipartimenti ad ogni governo che cambia. I cittadini devono sapere che c’è chi lavora e porta a termine la propria missione in un tempo necessario. Su questi temi questo concetto è molto importante.

«Infine – conclude Curcio – ribadisco la convinzione che il sismabonus va strutturato e rafforzato e soprattutto non può rischiare di essere cancellato ad ogni legge di stabilità. Anzi dobbiamo lavorare tutti insieme perché divenga sempre più semplice e conveniente per i cittadini dotare le proprie abitazioni degli accorgimenti antisismici che possono salvare vite umane e beni indispensabili»

Curcio , sismabonus , ricostruzione post sisma , Prevenzione
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